“In questa memoria liturgica di San Giuseppe – ha detto mons. Clemens
introducendo l’omelia – viene esplicitamente riconosciuta la dignità del
lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell’uomo, come
prolungamento dell’opera del Creatore, come servizio ai fratelli e
sorelle e come contributo al piano della salvezza” (cfr Gaudium et spes,
n° 34).
La ricorrenza di questa festività mette al centro dell’attenzione la
figura di Giuseppe. Sebbene egli rimanga spesso ombrato dall’immagine
della sua Sposa, Maria, ricopre un ruolo unico nell’opera della
redenzione. “San Giuseppe confessa la sua fede nel Redentore con la sua
disponibilità e il suo agire con la sua vita dedicata alla Signoria di
Gesù Cristo”.
Nei vangeli di Matteo e Luca, Giuseppe viene descritto come “il custode
del Redentore e della Sacra Famiglia”. Ma la meravigliosa figura di San
Giuseppe non rimane circoscritta alla sua totale accettazione di una
“missione unica”. Egli persegue la vocazione a essere “custode e
servitore del mistero centrale della fede cristiana, cioè l’incarnazione
del Figlio di Dio in Maria per opera dello Spirito Santo”.
In un tempo in cui molti fedeli non riconoscono più “il mistero come il
nucleo della fede, come il “sì” incondizionato alla parola di Dio che
supera la ragione dell’uomo”, l’umile risposta di Giuseppe all’angelo
del Signore rappresenta l’attiva disponibilità a realizzare il progetto
di Dio e a esserne “un testimone eccezionale”. E proprio la sua
disponibilità diviene fondamentale per la storia della salvezza
dell’uomo.
Ed è sempre Giuseppe che accetta da Dio il nome prescelto per suo
figlio: Gesù (Dio salva) e che, registrandolo negli elenchi del
censimento dell’Impero Romano, rende suo Figlio “cittadino di tutta la
terra”.
Dunque, la testimonianza più forte di Giuseppe nasce proprio dal
silenzio. “Sono convinto – ha sottolineato mons. Clemens - che
nell’odierna situazione la “via maestra” dell’evangelizzazione consista
nell’esempio costante e disinteressato dei cristiani, dei fedeli e dei
ministri ordinati». Ciò non significa che non si debba gridare con
convinzione: “Gesù è il Signore”, ma che le parole devono essere
tradotte in fatti concreti.
IL RINNOVAMENTO SCENDE NELLE PIAZZE PER GLI "AFFAMATI" DI DIO
SALVATORE MARTINEZ, INVITA I CRISTIANI A DIFFONDERE LO SPIRITO NEL MONDO
di Antonio Gaspari
fuoco nel cuore la buona novella nella bocca e la profezia nello
sguardo”.
Con queste parole Salvatore Martinez ha concluso ieri primo maggio a
Rimini la 35ª Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito.
Di fronte ad un assemblea festosa di oltre ventimila persone,
cinquecento tra sacerdoti e religiosi, famiglie con millecinquecento tra
bambini e preadolescenti, il Presidente del Rinnovamento nello Spirito (RnS)
ha spiegato che “è tempo di Pentecoste”, bisogna “rinnovare e ravvivare
la Fede” perché “dove c’è fuoco c’è spirito c’è carisma e Gesù è il
Signore”
“Noi – ha aggiunto - non esistiamo né per fondare partiti né per
affondarli. Noi esistiamo per rinnovare ciò che c’è. Di istituzioni ne
abbiamo in abbondanza, è il “cuore” che non funziona!” ...
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