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XXIX DOMENICA PER ANNUM
50° di professione religiosa di Sr Orlanda Bifano
Non si può dare a Cesare l'anima che è di Dio
A Cesare quel che è di Cesare



Carissimi fedeli, carissime sorelle,
siamo qui riuniti per la celebrazione eucaristica durante la quale ricorderemo i cinquanta anni di vita consacrata di suor Orlanda Bifano, che oggi davanti a noi, fedele alla sua vocazione, rinnoverà la sua Consacrazione al Signore.
Il Vangelo di questa domenica termina con una di quelle frasi lapidarie di Gesù che hanno lasciato un segno profondo nella storia e nel linguaggio umano: "Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" . Non più o Cesare o Dio, ma l'uno e l'altro, ognuno nel suo piano. Non più o Cesare o Dio, ma l'uno e l'altro, ognuno nel suo piano.
E l'inizio della separazione tra religione e politica, fino ad allora inscindibili presso tutti i popoli e i regimi. Gli ebrei erano abituati a concepire il futuro regno di Dio instaurato dal Messia come una teocrazia, cioè come un governo diretto di Dio su tutta la terra tramite il suo popolo. Ora, invece, la parola di Cristo rivela un regno di Dio che è in questo mondo, ma non è di questo mondo, che cammina su una lunghezza d'onda diversa e che può perciò coesistere con qualsiasi altro regime, sia esso di tipo sacrale o laico.
Si rivelano così due tipi qualitativamente diversi di sovranità di Dio sul mondo: la sovranità spirituale che costituisce il regno di Dio e che egli esercita direttamente in Cristo, e la sovranità temporale o politica che Dio esercita indirettamente, affidandola alla libera scelta delle persone e al gioco delle cause seconde.
Cesare e Dio non sono però messi sullo stesso piano, perché anche Cesare dipende da Dio e deve rendere conto a lui. "Date a Cesare quello che è di Cesare" significa dunque: "Date a Cesare quello che Dio stesso vuole che sia dato a Cesare".
Con ciò si intende porre l'accento sul dare a Dio perché è l'Assoluto, a Lui appartiene tutto, Cristo è il Signore di tutto anche di Cesare. La moneta appartiene a Cesare a cui spetta il tributo; ma l'essere umano, che reca impressa l'immagine di Dio, è dovuto al suo Creatore. Ne deriva che se lo stato arrivasse prima o poi a reclamare qualcosa di quello che appartiene esclusivamente a Dio, non resterebbe altra alternativa che "obbedire a Dio piuttosto che agli uomini"(At 5,29).
È Dio il sovrano ultimo di tutti, Cesare compreso. Noi non siamo divisi tra due appartenenze; non siamo costretti a servire due padroni. Il cristiano è libero di obbedire allo stato, ma anche di resistergli quando questo si mette contro Dio e la sua legge. In questo caso, non vale invocare il principio dell'ordine ricevuto dai superiori, come sono soliti fare in tribunale i responsabili di crimini di guerra. Prima che agli uomini, occorre infatti obbedire a Dio e alla propria coscienza. Non si può dare a Cesare l'anima che è di Dio.
Il primo a tirare le conclusioni pratiche di questo insegnamento di Cristo è stato san Paolo. Egli scrive: "Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio" (Rom 13, 1 ss.).
Ma la collaborazione dei cristiani alla costruzione di una società giusta e pacifica non si esaurisce nel pagare le tasse: deve estendersi anche alla promozione dei valori comuni, quali la famiglia, la difesa della vita, la solidarietà con i più poveri, la pace.
C'è anche un altro ambito in cui i cristiani dovrebbero dare un contributo più incisivo: è la politica. E non tanto e non solo con riferimento ai contenuti, quanto piuttosto ai metodi ed allo stile. Occorre svelenire il clima di perpetuo litigio, riportare nei rapporti tra i partiti un maggiore rispetto, compostezza e dignità. Rispetto del prossimo, mitezza, capacità di autocritica: sono tratti che un discepolo di Cristo deve portare in tutte le cose. È indegno di un cristiano abbandonarsi a insulti, sarcasmo, scendere a risse con gli avversari. Se, come diceva Gesù, chi dice al fratello "stupido!", è già reo della Geenna, che ne sarà di molti uomini politici?
Diventi allora modello l'esempio di chi, imitando il buon Samaritano che cura le ferite dei fratelli più poveri, mette al primo posto il Dio della vita.
Tra costoro v'è di certo suor Orlanda, instancabile ambasciatrice dell'amore divino, sulla cui figura voglio riflettere a partire da un racconto. Un giorno un pagano andò dal severo rabbino Shammai e gli disse: "Sono pronto a convertirmi alla legge di Javhé, se mi riassumerai tutta la legge nel breve tempo in cui sarò capace di stare diritto su un solo piede". Shammai vide nella richiesta un insulto alla ricchezza della legge e respinse il presuntuoso allievo. Questi, però, non si perse d'animo e andò a bussare alla porta del mite rabbí Hiliel. Il maestro stette ad ascoltarlo, lo fece drizzare su un solo piede e disse: "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te! In questo comando è riassunta tutta la Legge. Il resto è solo spiegazione. Ora puoi mettere giù il piede e camminare".
Gesù, dunque, riconduce la legge all'amore, la riporta nel cuore dell'uomo e alla sua interiorità: cuore e intenzione. È all'interno del cuore umano che si gioca tutto il dramma del bene e del male. "Un piede sul cuore e vedremo Dio" (padre Giacomo Cusmano).
A questa attenzione verso la santità, verso la perfezione, sono chiamati tutti i cristiani, ma in modo speciale chi ha avuto la grazia di una chiamata speciale: i consacrati.
E proprio suor Orlanda ci ricorda oggi le meraviglie che il Signore ha compiuto in lei in tanti anni. Quante esperienze, quanti incontri, quanti volti, quanti ricordi per dire: "L'anima mia magnifica il signore. Ti voglio bene, o Signore! Grazie; Signore! O Signore, voglio essere come creta nelle Tue mani per essere sempre un Vaso Nuovo, capace di ricevere, nella mia povertà, la grande ricchezza del Tuo Amore e riversarla su quanti sono amati da Te".
Noi le assicuriamo la nostra preghiera e la affidiamo al Padre affinché si compia il disegno che ha tracciato per lei. Ringraziamo Dio per averla chiamata. È il Signore che fa tutto. É Lui che inizia, Lui che porta a compimento, Lui che dona il coraggio e la perseveranza che ha sostenuto la nostra sorella lungo l'arco della sua vita.
Un vecchio proverbio semita dice: "Quando credi che tutto sia finito ricordati che ti resta pur sempre il futuro". Ma chi ci consolerà della miseria dolorosa del presente indicandoti la salvezza del futuro? «L'angelo custode», dice semplicemente Tolstoj (cfr. L. Tolstoj. Racconti popolari 1881). Lo scrittore Igor Man racconta: "Quando ero bambino, mia madre mi leggeva l'Angelo Custode di Tolstoj (teneramente, saporosamente) prima in russo, poi in italiano. Finché una sera le domandai come avrebbe fatto Sjemjon (il protagonista del racconto) senza il suo angelo custode, visto che gli erano spuntate le ali ed era tornato in cielo. Fu così che mia madre, la cui fede cristiana era fatta di perplessità, non di disperazione (I1. Ai Corinti 4 8), quella sera mi spiegò che l'angelo custode sta in terra, a noi di accanto, apparendoci tale quale un uomo qualsiasi, un maestro, un compagno, un sacerdote, un passante, eccetera. E se, d'un tratto, gli uscivano le ali dalle scapole e se ne tornava lassù ciò accadeva perché (Verosimilmente) il suo turno era finito. Ma per questo non avrei dovuto mai angustiarmi poiché un altro angelo gli avrebbe immediatamente dato il cambio. II problema piuttosto è un altro, mi disse pressappoco mia madre: non è facile riconoscere il proprio angelo custode. Anzi è difficile: forse non basta una vita".
Certamente suor Orlanda, durante la sua vita, avrà avuto buoni angeli custodi, ma ciò che è ancora più importante, e lo dico con tutta la forza di cui sono capace, è che lei stessa è stata angelo custode per tanti giovani, per tante persone che il Signore ha messo sul suo cammino.
Concludo perciò affidandola alle braccia potenti della Madonna: il suo gran patrocinio deve essere il nostro scudo e difesa in tutti i momenti difficili della vita.
Voglio rivolgere a Suor Orlanda questo augurio: non perda mai la voglia di lodare Dio con la vita. Ed a lei concedi, Signore, per intercessione di Maria e del Suo Fondatore, nel tempo che le darai ancora di vivere, di esserti grata di tutto l'amore di cui l'hai colmata. Amen.

 

+Vincenzo vescovo

 
   

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