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UNA ECCEZIONALE LEZIONE DI UMILTA’
6 agosto 2008, colloquio di BENEDETTO XVI
con il clero della Diocesi di Bolzano-Bressanone |
Al santo Padre sono state poste sei domande su temi vari, che riguardano
sia il ministero sacerdotale, in modo particolare ai sacerdoti in cura
d’anime, sia alcuni problemi di attualità, come la tutela dell’ambiente,
il significato dell’arte nella Chiesa, sulla testimonianza cristiana e
le difficoltà con il diminuire del numero dei sacerdoti.
Il Papa oltre a rispondere con la chiarezza e la competenza che lo
contraddistingue, ha dato una eccezionale lezione di umiltà. Tutte le
risposte le ha introdotte dicendo: “Questo è quello che io vi posso
dire. Non è una risposta infallibile. Le risposte dobbiamo cercarle
anche insieme nella Chiesa, con i vescovi. E’ qualcosa che nasce da una
ricerca della comunità della Chiesa e non solo dalla mia risposta”.
Il filo conduttore delle risposte è stato il richiamo alla fede in
Cristo, e la fondamentale importanza della preghiera come momento di
rapporto intimo con Dio ed ascolto dello Spirito.
Forte è stato l’invito ai giovani per una testimonianza di fede nel
mondo di oggi e la commovente rievocazione della figura di Giovanni
Paolo II e della sua straordinaria testimonianza di fede nella
sofferenza, in risposta alla domanda posta da un sacerdote toccato dalla
malattia.
La carica di umanità in Benedetto XVI è emersa ancora una volta nel
parlare dei problemi della pastorale dell’infanzia, quando ha
confessato: “Una volta ero più severo, poi l’esempio di Cristo mi ha
fatto diventare più accogliente: nei casi in cui magari non ci sia una
fede proprio matura o solida, ma ci sia anche un barlume di ricerca, di
desiderio di comunione con la Chiesa, si può essere anche più larghi o
generosi nell’amministrazione dei sacramenti”.
Ritengo di fare cosa utile riportare il dialogo fra il Papa e il clero
della Diocesi di Bolzano-Bressanone per farne tesoro.
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1.Santo Padre, mi chiamo Michael Horrer e sono seminarista. In
occasione della XXIII Giornata mondiale della Gioventù di Sydney, in
Australia, Lei ha ribadito continuamente ai presenti l'importanza
dell'opera dello Spirito Santo nella Chiesa. Il tema della Giornata era:
«Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete
testimoni» (At 1, 8). Ora noi giovani siamo ritornati alla nostra vita
quotidiana. Santo Padre, come possiamo vivere concretamente qui, nel
nostro Paese e nella nostra vita quotidiana, i doni dello Spirito Santo
e testimoniarli agli altri, in modo che anche i nostri parenti, amici e
conoscenti sentano e sperimentino la forza dello Spirito Santo e noi
possiamo esercitare la nostra missione di testimoni di Cristo? Cosa ci
può consigliare, per fare in modo che la nostra diocesi rimanga giovane
nonostante l'invecchiamento del clero e rimanga anche aperta all'opera
dello Spirito di Dio che guida la Chiesa?
Grazie per questa domanda. Sono contento di vedere un seminarista, un
candidato al sacerdozio di questa diocesi, nel cui volto posso in un
certo senso ritrovare il volto giovane della diocesi, e sono contento di
sentire che Lei, insieme ad altri, è stato a Sydney, dove in una grande
festa della fede abbiamo sperimentato insieme proprio la giovinezza
della Chiesa. Anche per gli australiani è stata una grande esperienza.
Inizialmente avevano guardato a questa Giornata mondiale della gioventù
con grande scetticismo perché ovviamente avrebbe portato con sé molti
impedimenti nella vita quotidiana, molti fastidi, come ad esempio per il
traffico eccetera. Ma alla fine — l'abbiamo visto anche dai media, i cui
pregiudizi si sono sbriciolati pezzo per pezzo — tutti si sono sentiti
coinvolti da questa atmosfera di gioia e di fede; hanno visto che i
giovani vengono e non creano problemi di sicurezza e nemmeno di altro
genere, ma sanno stare insieme con gioia. Hanno visto che anche oggi la
fede è una forza ....
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