<<Il mito presentato ne “Il Codice da Vinci” non si regge in piedi nel
suo tentativo di detronizzare due millenni di storia del Cristianesimo
in merito a ciò che Dio ha fatto per noi attraverso Gesù Cristo>>
F, J. Moloney, salesiano, docente all’Università Cattolica d’America
Premessa
Sembra che il fracasso provocato dal libro e dal film su “Il Codice da
Vinci” sia cessato. È plausibile però pensare che le invenzioni e
menzogne di Dan Brown possano avere insinuato, in chi ha letto il libro
o visto il film, dubbi sull’attendibilità di elementi che costituiscono
le fondamenta della nostra fede; dubbi che è opportuno rimuovere
proponendo le argomentazioni scientifiche fondamentali che sostengono la
storicità e l’autenticità dei Vangeli e la inconsistenza scientifica dei
documenti su cui Dan Brown afferma di poggiare il suo romanzo.
Con questo brevissimo scritto (richiesto da alcune mamme cristiane
incapaci di rispondere a domande poste dai figli dopo la visione del
film) intendiamo proporre una breve e contenuta smentita di Dan Brown,
in forma accessibile a tutti, che però può essere anche stimolo, per chi
vuol saperne di più, per ricerche personali più complete ed
approfondite.
Perché crediamo?
Non è una domanda fuori tema. È chiaro infatti che il messaggio di fondo
che Dan Brown vuole veicolare con il suo romanzo è quello della
irrazionalità delle religioni, ed in particolare demolire la figura di
Cristo a suo avviso costruita, se non inventata, dalle prime comunità
cristiane; egli cioè tenta di scardinare la storicità dei libri
fondamentali del cristianesimo, i Vangeli, per spingere all’ateismo,
ignorando che il senso religioso nell’uomo è una esigenza reale e
profonda innata nel suo animo e non frutto di irrazionalità o
sentimentalismo.
Da qui la necessità di richiamare, all’inizio di questo breve scritto
sul Codice, che il senso reli-gioso e le religioni in genere, sono
percepite e sostenute dalla ragione come una componente essenziale
dell’esistenza umana, come unico elemento che dà senso alla vita, per
cui non se ne può fare a meno. Ne deriva che, la presa di coscienza
circa la “necessità di Dio” per l’uomo, porta da sola a concludere che,
quand’anche le grossolane farneticazioni contenute ne “Il Codice da
Vinci” rispondessero a verità, esse potrebbero determinare nei Cristiani
solo una spinta a scegliere una religione diversa, ma non ad ingrossare
le fila degli atei, cioè dei senza- Dio.
Ma, nonostante queste considerazioni di fondo, la realtà è che nel
Cristianesimo c’è la certezza, documentata da duemila anni di storia,
che l’ebreo Gesù di Nazaret, cioè il personaggio dei Vangeli, è
esattamente il Cristo che propone la Chiesa, venuto per il compimento
delle Promesse fatte da Jahve direttamente ad Abramo e a Mosè, che si
sono concretizzate, in parte, nella storia di un popolo, quello ebraico,
che ha occupato e tuttora occupa una parte non irrilevante della storia
umana. Egli ha proclamato di essere il Messia, cioè il Salvatore
promesso da Jahve agli Ebrei ...
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