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Maria Pace


Suor Giuseppina Pace

 

 

Suor Giuseppina Pace
Una Mamma veramente speciale
nel Ministero della Chiesa


Maria Pace (è il nome di battesimo) nasce il 13 aprile 1909 a Castrovillari in una famiglia numerosa (sei sorelle e due fratelli). Si unisce in matrimonio all’età di 17 anni con De Luca Leonardo. La sua famiglia viene allietata dalla nascita di due figli: Vincenzo e Giuliano. Rimane vedova a 21 anni. A seguito di questo evento doloroso, ritorna nella casa paterna, nella quale era cresciuta. Dopo poco tempo, a seguito della nascita dell’ultima sorella, muore sua madre e così deve prendersi cura della famiglia, accudendo non più due ma undici persone. Conduce la sua famiglia secondo norme della vita cristiana, cosa che il primo fratello, ormai maggiorenne, non accetta dando origine, ogni giorno, a litigi sempre più difficili da gestire. Vista la situazione, Maria, decide di ritornare a casa propria, presa in affitto, avvenne nel 1939. Non avendo redditi propri, si prodiga a fare i servizi più umili. Nel 1940, scoppia la seconda guerra mondiale e la situazione diventa più difficile. S’inventa un lavoro di venditrice casa per casa: da un paese vicino, Spezzano Albanese, ritira merce che scambia con generi alimentari: pane, fagioli ecc... , che, poi una volta tornata a casa, rivende per soddisfare i bisogni di famiglia e pagare quello che aveva preso a credito. Frequenta la parrocchia di S. Francesco in Castrovillari, è iscritta nei terziari francescani e partecipa ai loro incontri.

Ecco cosa scrive, di Suor Giuseppina, la cronista del Monastero:

Suor Carmela Giuseppina Pace è tornata alla casa del Padre il 28 marzo 1984 a 75 anni di età, 18 anni e 8 mesi di Professione Religiosa.“ Non basta essere piccoli davanti a Dio, bisogna sentirsi nulla. (S. Giovanna Fr. Di Chantal) La cara sorella ha vissuto l’umiltà visitandina nella sua preghiera umile e devota, fervente e pacifica; nel suo comportamento rispettoso e riservato; nelle sue parole senza domande indiscrete o di curiosità, con giudizi benevoli verso il prossimo; nel suo modesto lavoro svolto, forse, con non troppa esattezza, ma sempre come servizio affettuoso alla comunità e con senso materno verso il bisogno delle sorelle. Maria Pace, questo era il suo nome, era nata a Castrovillari (Cs) il 13 Aprile 1909, e fin dalla fanciullezza condivise con la mamma, come primogenita di otto figli, il lavoro e soprattutto le pene per la lontananza del padre andato in America per necessità di lavoro. Incline alla pietà assimilava l’insegnamento religioso che riceveva in famiglia e dall’ambiente paesano impregnato di religiosità. La preghiera era al primo posto per lei.  Partecipava alle funzioni religiose nella chiesa ove si recava quotidianamente per la S. Messa. E così continuò anche quando fu sposa a solo 17 anni e mezzo per volere della mamma, e dopo da madre di famiglia. Rimasta vedova con due bimbi, dopo 4 anni di matrimonio ritornò alla casa paterna. Qui, oltre ai suoi figli, si dedicò ai fratelli rimasti orfani della mamma, morta poco dopo la nascita dell’ultima bambina.Per parecchi anni la sua vita fu di sottomissione alla forte autorità paterna; quando i suoi bimbi crebbero, per avviarli allo studio si separò dalla famiglia. Dalla fede vissuta attinse luce e forza nelle umiliazioni e sacrifici richiestile per educare cristianamente i figli e procurare loro un sicuro avvenire.
La partecipazione quotidiana alla celebrazione eucaristica alimentava il suo spirito di preghiera e ravvivava in lei il desiderio dell’intima unione con Dio. Si era trasferita a Napoli per seguire i suoi figli fino alla loro sistemazione. La città partenopea con il suo clima di religiosità soddisfaceva le esigenze della sua anima. Giunta l’ora di poter realizzare la sua segreta aspirazione di consacrarsi interamente al Signore, aprì il suo cuore ad un fervente sacerdote che le propose di entrare nelle Suore di clausura della visitazione. Nel mese di giugno del 1963, si presentò al  Monastero di Clausura della Visitazione in Acilia ove fu accolta dalla Venerata Madre Anna Maddalena Sarnelli, che aveva intuito le buone disposizioni dell’aspirante. Il sacrificio del distacco dai figli le fu molto doloroso, ma le meritò una guida illuminata ed esperta nel nuovo cammino, non facile a chi lo iniziava a 55 anni di età. La Madre, che era anche direttrice del noviziato, con mano soave e forte la sostenne, coltivando in Lei lo spirito con l’esercizio dell’umiltà, innamorandola della scelta con la parola e con l’esempio. Seppe trasfonderle la stima e l’amore per la sua scelta vocazionale, così che più volte la cara sorella dichiarò: “ se tornassi a nascere, sceglierei da bambina questa vita”, e serbò grato ricordo per “quell’angelo di Madre Sarnelli” com’era solita chiamarla.Con l’anima inondata di gioia fece la sua vestizione il 19 Marzo 1964 col nuovo nome di Sour Carmela Giuseppina e il 16 luglio 1965 la Professione temporanea. Alla sua gioia parteciparono i figli con le proprie famiglie; essi che per il grande affetto non avevano approvato la decisione della mamma, ora la vedevano felice e la sentivano spiritualmente vicina nella preghiera per loro. Pii e buoni desiderava crescessero i suoi nipoti e con ardore chiedeva al Signore che qualcuno si consacrasse al Signore. Quando i parenti le facevano visita, abitualmente nella festa di S. Giuseppe, li attendeva ed accoglieva con gioia. Appena andavano via, si poneva in ginocchio dinanzi al SS. Sacramento in preghiera per essi. Era un' anima di orazione e di pace. Il coro l’attirava, e fino a quando potè camminare qui dirigeva i suoi passi. Al mattino era la prima ad accedervi per la preghiera corale. La Madre, Anna Maddalena, quando aveva delle necessità da raccomandare al Signore, chiedeva la sua preghiera e ne sperimentava l’efficacia. La sua orazione era nella dimensione ecclesiale, dal Papa fino all’ultimo fedele, con una preferenza per i Sacerdoti e i peccatori. Ogni intenzione la trovava disposta alla preghiera e all’offerta di quotidiani sacrifici. La sua fede semplice e limpida le faceva riconoscere prontamente il niente che affidava alla misericordia di Dio, da cui tutto sperava per sè e gli altri. Grande era la sua devozione alla Madonna. L’Eucarestia, però, era per lei veramente ”l’amore degli amori” come afferma il S.Fondatore. A questa massima ne alternava un’altra: ” Una piccola cosa è una piccola cosa, ma la fedeltà alle piccole cose è una gran cosa”. Piccola, umile, silenziosa è rimasta nella memoria di tutti; senza alcuna pretesa. Il suo profondo rispetto verso la superiora non si è mai smentito fino agli ultimi giorni. Era stata ”regina” più volte, ma, alle manifestazioni di affettuosi omaggi che le si rendevano, si scherniva sforzandosi però d’inserirsi nel clima di gioia. Allora, invitata a fare qualche balletto alla maniera calabrese ella, dicendo che non aveva mai ballato, si esibiva in saltelli, contenta di veder ridere le sorelle che la circondavano con festosi applausi. Alla ricreazione, se era invitata a narrare qualcosa, presentava i sui “fattini” che erano ascoltati con piacere e divertivano per l’ingenuità del suo spirito. Da tempo presentiva la croce. Aveva confidato ad una sorella che Madre Sarnelli, prima di morire, le aveva detto: ”Preparati, figlia mia, avrai da soffrire molto”. Ellaspesso con voce supplichevole chiedeva all’una o all’altra suora: ”Prega per me!” E una volta, uscendo dal coro, esclamò accorata: “Dobbiamo chiedere a Gesù l’amore alla sofferenza!” Infatti sentì ripugnanza ad accettarla quando le si presentò e reagì talvolta anche in forma brusca. Ma man mano che il suo calvario si faceva più doloroso la sua rassegnazione era umile e docile fino all’offerta piena e amorosa. Le parole che riusciva a pronunziare erano invocazioni a Dio e il grazie alla Madre superiora che ogni giorno le portava Gesù Eucaristia e a Sr. Assistente che con le sorelle infermiere le rendeva i più umili servizi. Il dieci marzo ricevette, nelle sue piene facoltà, serena e devota, il sacramento degli infermi; alla fine del rito ringraziò con un sorriso il Parroco e la comunità che la circondava commossa. Corroborata così per l’estremo combattimento del corpo che, nonostante le assidue cure andava inesorabilmente disfacendosi, accettò l’impotenza assoluta e le sofferenze che davano al volto un’espressione di dolore. Era la purificazione nell’unione intima col suo Gesù Agonizzante che ella invocava: “Gesù, aiuto; Gesù, perdonami; Gesù, ti amo”. La Madre superiora, che negli ultimi giorni volle rimanerle ininterrottamente accanto, avendola sentita sospirare:”Gesù,venite” le aveva chiesto: ”Dove? Nel suo cuore?” No ellarispose…..in Paradiso. anche il confessore volle darle un’ ultima assoluzione e benedirla. Ma ormai non parlava più, i suoi occhi velati si erano chiusi alla luce della terra, era entrata in una lunga e faticosa agonia, che terminò in un lieve sospiro nel silenzio della notte. Appena spirata, il volto si ricomponeva in un’espressione soffusa di pace infondendo un senso di dolce quiete in noi che ci sentivamo attratte a rimanere presso di lei in preghiera. Alla santa Messa esequiale parteciparono i figli, nuore, i nipoti in profondo pacato dolore; in devoto raccoglimento le Rv.de Suore Salesiane e le Suore Cappuccine, sempre fraternamente vicine. Il Rev.do Padre Epifanio Urbani con la sua parola vibrante di fede ci fece sentire la cara sorella viva accanto a noi secondo la consolante verità affermata dal nostro S. Fondatore: ”La distanza fra il cielo e la terra non potrà mai separare i cuori che Dio ha unito”.

UNA MAMMA VERAMENTE SPECIALE,
Suor Carmela Giuseppina Pace
nel mistero della Chiesa

IL PARROCO
Sac. Carmine DE FRANCO
 

 
   

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