Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. ( Gv 1,14)
Il Bimbo nel presepe è davvero il figlio di Dio! Nel Natale l’Eterno è
disceso nell’oggi effimero del mondo per condurlo nell’oggi perenne di Dio.
(Cf Benedetto XVI, omelie natalizie del 2005). Certo, ci si domanda come Dio
infinito possa farsi finito, incarnandosi. Eppure, Dio è così grande che può
farsi piccolo, Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro
come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da
rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla fra le braccia
di Maria e lo sguardo compiacente di Giuseppe, affinché noi possiamo
trovarlo ed essere toccati dalla sua bontà. (Cf Benedetto XVI, omelia sul
Natale 2005)
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,18).
Questa è la consolante certezza, Cristo si comunica a noi e continua ad
operare attraverso la Chiesa con la sua perenne presenza. Per questo sono
nato e per questo sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità:
chiunque è dalla verità ascolta la mia voce (Gv 18,37).
Il Natale, la nascita di Cristo, testimone della verità, cioè di Dio Padre,
ci chiama ad amare la verità, ad essere la verità per ascoltare la sua voce
e seguire la sua volontà.
Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse (Isaia 9,1). Ai
pastori di Betlemme apparve la gloria di Dio, l’avvolse di luce (Lc 2,9). Il
popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce, su quelli che
dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. (Mt 4,16)
Il Natale è la festa di Cristo luce. Cristo che nasce è l’irruzione della
luce divina nel mondo pieno di problemi irrisolti. Luce significa
soprattutto conoscenza, verità in contrasto con la menzogna e l’ignoranza.
La luce ci fa vivere, ci indica la strada. La luce, in quanto dona calore,
significa anche amore. Dove c’è amore, emerge una luce sul mondo; dove c’è
odio, il mondo è nel buio. Sì, nella stalla di Betlemme è apparsa la grande
luce che il mondo attende. In quel Bimbo giacente nella stalla, Dio mostra
la sua gloria, la gloria dell’amore, che dà in dono se stesso e che si priva
di ogni grandezza per condurci sulla via dell’amore (Cf Benedetto XVI,
omelia sul Natale 2005).
Dio è amore (Giovanni 1,5). Noi, come Chiesa tutta, siamo chiamati a far
risplendere nel mondo la luce di Cristo (Cf Mt 5,14)., ammaestrati da Lui, a
vivere nello stile delle Beatitudini e nell’amore che conduce tutti gli
uomini a Dio (Cf Matteo 5,16).
Il Natale è la festa di Cristo pace, del Principe della pace. Gli angeli,
nel cielo di Betlemme, annunciano al mondo la buona notizia, rivolgendosi ai
pastori: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di
buona volontà (Lc 2.14), agli uomini che Egli ama.
Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo,
oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore (Lc
2, 10).
A questi uomini umili, semplici, miti, puri, vigilanti, in attesa, che
confidano totalmente in Dio e soltanto da Lui attendono la salvezza e la
gioia, viene concesso il singolare privilegio di conoscere per primi la
presenza, del Dio-con-noi, l’Emmanuele adagiato nella mangiatoia della
grotta di Betlemme, e sono proprio loro che corrono senza indugio per
andarlo a vedere, a contemplarlo, ad adorarlo e poi tornarsene glorificando
e lodando Dio.
La vigilanza dei pastori di Betlemme era disponibilità ad ascoltare, ad
incamminarsi; era attesa della luce che indicasse loro la via. E’ questo che
a Dio interessa. Ma alcune persone hanno chiuso la loro anima ed il loro
cuore ove non c’è posto per l’amore e la tenerezza del Bimbo di Betlemme.
Essi credono di non avere bisogno di Dio; non lo vogliono. Altri, che forse
moralmente sono ugualmente miseri e peccatori, almeno soffrono di questo e
attendono Dio. Sanno di avere bisogno della sua bontà, anche se non ne hanno
un’idea precisa. Nel loro animo, aperto all’attesa, la luce di Dio può
entrare e, con essa, la pace. Dio cerca persone che portino e comunichino la
sua pace (Cf Benedetto XVI, omelia di natale 2005).
La pace! Questa grande aspirazione del cuore di ogni uomo e di ogni donna si
edifica giorno dopo giorno con l’apporto di tutti: di fronte al permanere
dell’ingiustizia e della violenza, che opprimono milioni di uomini, donne e
bambini in diverse parti della terra, davanti al terrorismo, al nichilismo,
al relativismo e al fondamentalismo fanatico, diventa più che mai necessario
operare insieme per la pace. E’ necessario un “sussulto” di coraggio e di
fiducia in Dio e nell’uomo per scegliere di percorrere il cammino della
pace. Pace non del compromesso, ma della riconciliazione. ( Benedetto XVI,
omelia del I° gennaio 2006). Lo spirito di divisione, come la guerra, non
trova alcuna giustificazione.
Cosa sarebbe il Santo Natale del Signore se non portasse nella vita di ogni
cristiano il desiderio di un radicale cambiamento? Se non provocasse la
Chiesa ad evitare divisioni interne, per evitare fratture tra cultura e
fede, tra fede e ragione, tra fede e vita? Il Papa al convegno ecclesiale di
Verona, nell’ottobre scorso, ha esortato tutta la Chiesa italiana a non
perdere di vista il collegamento tra la fede e la ragione e la vita
quotidiana; tra la proposta del Vangelo e quelle preoccupazioni e
aspirazioni che stanno più a cuore alla gente.
Nella testimonianza dei cristiani deve essere evidente soprattutto quel
grande “sì” che Dio in Gesù Cristo ha detto all’uomo e alla sua vita,
all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza. Il
cristianesimo non è una ideologia, ma è Gesù Cristo figlio di Dio, aperto a
tutto ciò che di giusto, di vero e puro è nelle culture e nelle civiltà, a
ciò che allieta, consola e fortifica la coscienza. (Cf Benedetto XVI, Verona
19 ottobre 2006)
Ma come conoscere e vivere lo splendore della verità, il natale di Cristo?
Penso che la risposta stia nella docilità allo Spirito Santo. Lo Spirito è
la sorgente permanente della nostra fede e della nostra unità. Egli suscita
in noi la vera conoscenza di Gesù, guida alla verità tutta intera, fa
scorgere in Gesù Bambino la gloria del Padre, pone sulle nostre labbra le
parole della fede affinché noi possiamo riconoscere il Signore sorgente
della nuova vita, che ci è donata dal padre proprio nello Spirito Santo. La
buona novella, che la chiesa annuncia, non è soltanto una parola, ma è una
persona, Cristo stesso, risorto, vivo. Per gioire, per sentire in noi lo
stupore dei pastori, dobbiamo tenere presente e imitare il “si” di Maria, la
prima collaboratrice della nuova creazione perché Dio ha guardato l’umiltà
della sua serva.
Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua. (Gv 4, 15)
La Chiesa, con la grazia dei sacramenti, l’acqua che scaturisce dal costato
aperto di Cristo sulla croce, è diventata una fonte che zampilla “fiumi
d’acqua viva”, un dono che nessuno può arrestare e che ridona la vita.
Allora proprio da Betlemme scorre questo fiume d’acqua viva lungo le valli
dell’ umanità e per l’umanità. La famiglia di Cristo, gli uomini che Egli
ama, è stata incaricata a condurre quest’acqua viva fino agli estremi
confini della terra. (At 1,8)
La missione della chiesa non consiste nel difendere poteri, né ottenere
ricchezze; la sua missione è di donare Cristo, di partecipare la vita di
Cristo, il bene più prezioso dell’uomo, che Dio stesso ci dà nel suo
Figlio,…la chiesa non vuole imporre nulla a nessuno, chiede semplicemente di
poter vivere liberamente per rivelare Colui, che essa non può nascondere,
Cristo Gesù, che ci ha amati fino alla fine sulla croce e ci ha dato il suo
spirito, presenza viva di Dio in mezzo a noi e nel più profondo di noi
stessi. Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato. ( At 4,20)
(Cf. Benedetto XVI, omelia tenuta nella cattedrale dello spirito santo,
Istanbul 1 dicembre 2006).
Possa accadere per grazia di Dio, che da questo Natale 2006 scaturisca tanta
acqua viva d’amore e di fede per noi, per le nostre famiglie, per la chiesa,
per il mondo. Scaturisca acqua viva di pace e di giustizia per gli uomini e
le donne oppressi da paure, violenze, fame e sete.
Scaturisca acqua viva dal cuore del Bambino Gesù per dissetare il nostro
cuore a volte arido e confuso, ma tanto desideroso di dissetarsi e di
illuminarsi alla vera sorgente della luce.IL PARROCO
Sac. Carmine DE FRANCO
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