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Natale 2006


Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. ( Gv 1,14)
Il Bimbo nel presepe è davvero il figlio di Dio! Nel Natale l’Eterno è disceso nell’oggi effimero del mondo per condurlo nell’oggi perenne di Dio. (Cf Benedetto XVI, omelie natalizie del 2005). Certo, ci si domanda come Dio infinito possa farsi finito, incarnandosi. Eppure, Dio è così grande che può farsi piccolo, Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla fra le braccia di Maria e lo sguardo compiacente di Giuseppe, affinché noi possiamo trovarlo ed essere toccati dalla sua bontà. (Cf Benedetto XVI, omelia sul Natale 2005)
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,18).
Questa è la consolante certezza, Cristo si comunica a noi e continua ad operare attraverso la Chiesa con la sua perenne presenza. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità: chiunque è dalla verità ascolta la mia voce (Gv 18,37).
Il Natale, la nascita di Cristo, testimone della verità, cioè di Dio Padre, ci chiama ad amare la verità, ad essere la verità per ascoltare la sua voce e seguire la sua volontà.
Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse (Isaia 9,1). Ai pastori di Betlemme apparve la gloria di Dio, l’avvolse di luce (Lc 2,9). Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce, su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. (Mt 4,16)
Il Natale è la festa di Cristo luce. Cristo che nasce è l’irruzione della luce divina nel mondo pieno di problemi irrisolti. Luce significa soprattutto conoscenza, verità in contrasto con la menzogna e l’ignoranza. La luce ci fa vivere, ci indica la strada. La luce, in quanto dona calore, significa anche amore. Dove c’è amore, emerge una luce sul mondo; dove c’è odio, il mondo è nel buio. Sì, nella stalla di Betlemme è apparsa la grande luce che il mondo attende. In quel Bimbo giacente nella stalla, Dio mostra la sua gloria, la gloria dell’amore, che dà in dono se stesso e che si priva di ogni grandezza per condurci sulla via dell’amore (Cf Benedetto XVI, omelia sul Natale 2005).
Dio è amore (Giovanni 1,5). Noi, come Chiesa tutta, siamo chiamati a far risplendere nel mondo la luce di Cristo (Cf Mt 5,14)., ammaestrati da Lui, a vivere nello stile delle Beatitudini e nell’amore che conduce tutti gli uomini a Dio (Cf Matteo 5,16).
Il Natale è la festa di Cristo pace, del Principe della pace. Gli angeli, nel cielo di Betlemme, annunciano al mondo la buona notizia, rivolgendosi ai pastori: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà (Lc 2.14), agli uomini che Egli ama.
Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo, oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore (Lc 2, 10).
A questi uomini umili, semplici, miti, puri, vigilanti, in attesa, che confidano totalmente in Dio e soltanto da Lui attendono la salvezza e la gioia, viene concesso il singolare privilegio di conoscere per primi la presenza, del Dio-con-noi, l’Emmanuele adagiato nella mangiatoia della grotta di Betlemme, e sono proprio loro che corrono senza indugio per andarlo a vedere, a contemplarlo, ad adorarlo e poi tornarsene glorificando e lodando Dio.
La vigilanza dei pastori di Betlemme era disponibilità ad ascoltare, ad incamminarsi; era attesa della luce che indicasse loro la via. E’ questo che a Dio interessa. Ma alcune persone hanno chiuso la loro anima ed il loro cuore ove non c’è posto per l’amore e la tenerezza del Bimbo di Betlemme. Essi credono di non avere bisogno di Dio; non lo vogliono. Altri, che forse moralmente sono ugualmente miseri e peccatori, almeno soffrono di questo e attendono Dio. Sanno di avere bisogno della sua bontà, anche se non ne hanno un’idea precisa. Nel loro animo, aperto all’attesa, la luce di Dio può entrare e, con essa, la pace. Dio cerca persone che portino e comunichino la sua pace (Cf Benedetto XVI, omelia di natale 2005).
La pace! Questa grande aspirazione del cuore di ogni uomo e di ogni donna si edifica giorno dopo giorno con l’apporto di tutti: di fronte al permanere dell’ingiustizia e della violenza, che opprimono milioni di uomini, donne e bambini in diverse parti della terra, davanti al terrorismo, al nichilismo, al relativismo e al fondamentalismo fanatico, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. E’ necessario un “sussulto” di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo per scegliere di percorrere il cammino della pace. Pace non del compromesso, ma della riconciliazione. ( Benedetto XVI, omelia del I° gennaio 2006). Lo spirito di divisione, come la guerra, non trova alcuna giustificazione.
Cosa sarebbe il Santo Natale del Signore se non portasse nella vita di ogni cristiano il desiderio di un radicale cambiamento? Se non provocasse la Chiesa ad evitare divisioni interne, per evitare fratture tra cultura e fede, tra fede e ragione, tra fede e vita? Il Papa al convegno ecclesiale di Verona, nell’ottobre scorso, ha esortato tutta la Chiesa italiana a non perdere di vista il collegamento tra la fede e la ragione e la vita quotidiana; tra la proposta del Vangelo e quelle preoccupazioni e aspirazioni che stanno più a cuore alla gente.
Nella testimonianza dei cristiani deve essere evidente soprattutto quel grande “sì” che Dio in Gesù Cristo ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza. Il cristianesimo non è una ideologia, ma è Gesù Cristo figlio di Dio, aperto a tutto ciò che di giusto, di vero e puro è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la coscienza. (Cf Benedetto XVI, Verona 19 ottobre 2006)
Ma come conoscere e vivere lo splendore della verità, il natale di Cristo? Penso che la risposta stia nella docilità allo Spirito Santo. Lo Spirito è la sorgente permanente della nostra fede e della nostra unità. Egli suscita in noi la vera conoscenza di Gesù, guida alla verità tutta intera, fa scorgere in Gesù Bambino la gloria del Padre, pone sulle nostre labbra le parole della fede affinché noi possiamo riconoscere il Signore sorgente della nuova vita, che ci è donata dal padre proprio nello Spirito Santo. La buona novella, che la chiesa annuncia, non è soltanto una parola, ma è una persona, Cristo stesso, risorto, vivo. Per gioire, per sentire in noi lo stupore dei pastori, dobbiamo tenere presente e imitare il “si” di Maria, la prima collaboratrice della nuova creazione perché Dio ha guardato l’umiltà della sua serva.
Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua. (Gv 4, 15)
La Chiesa, con la grazia dei sacramenti, l’acqua che scaturisce dal costato aperto di Cristo sulla croce, è diventata una fonte che zampilla “fiumi d’acqua viva”, un dono che nessuno può arrestare e che ridona la vita. Allora proprio da Betlemme scorre questo fiume d’acqua viva lungo le valli dell’ umanità e per l’umanità. La famiglia di Cristo, gli uomini che Egli ama, è stata incaricata a condurre quest’acqua viva fino agli estremi confini della terra. (At 1,8)
La missione della chiesa non consiste nel difendere poteri, né ottenere ricchezze; la sua missione è di donare Cristo, di partecipare la vita di Cristo, il bene più prezioso dell’uomo, che Dio stesso ci dà nel suo Figlio,…la chiesa non vuole imporre nulla a nessuno, chiede semplicemente di poter vivere liberamente per rivelare Colui, che essa non può nascondere, Cristo Gesù, che ci ha amati fino alla fine sulla croce e ci ha dato il suo spirito, presenza viva di Dio in mezzo a noi e nel più profondo di noi stessi. Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato. ( At 4,20) (Cf. Benedetto XVI, omelia tenuta nella cattedrale dello spirito santo, Istanbul 1 dicembre 2006).
Possa accadere per grazia di Dio, che da questo Natale 2006 scaturisca tanta acqua viva d’amore e di fede per noi, per le nostre famiglie, per la chiesa, per il mondo. Scaturisca acqua viva di pace e di giustizia per gli uomini e le donne oppressi da paure, violenze, fame e sete.
Scaturisca acqua viva dal cuore del Bambino Gesù per dissetare il nostro cuore a volte arido e confuso, ma tanto desideroso di dissetarsi e di illuminarsi alla vera sorgente della luce.

IL PARROCO
Sac. Carmine DE FRANCO
 

 
   

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