quando, in occasione della nomina “ad interim” del nostro caro
Vescovo, don Nunzio Galantino, a Segretario Generale della CEI,
abbiamo sentito dalle Tue labbra “chiedere scusa” a noi della
Diocesi di Cassano all’Jonio, per averci, temporaneamente
“sottratto” il nostro amato Pastore, preannunciandoci, nello
stesso tempo, una sorta di “riparazione”, abbiamo incominciato a
pensare che qualcosa di straordinario stesse per avvenire nella
Storia individuale di ciascuno di noi e del nostro lembo di terra
del nord della Calabria!
Una Tua visita era già, dunque, nell’aria. Con ansia, attendevamo,
così, l’annunzio ufficiale che, avvenuto dopo qualche tempo, ci ha
colmati di gioia, di emozione e di gratitudine.
“Il Dolce Cristo in Terra”, come chiamava il Papa S. Caterina da
Siena, sarebbe venuto fra noi, nelle nostre contrade, avrebbe
ammirato, stupito, le nostre montagne, il “greco mar”, le colline
ricche di frutti, le pianure cariche di millenaria gloriosa
Storia. E avrebbe conosciuto le nostre miserie, le nostre ferite,
i nostri dolori, le nostre speranze, le nostre gioie.
Avrebbe scoperto la nostra Fede, avrebbe letto nei nostri cuori
l’Amore incrollabile per il Figlio di Dio e per Sua Madre, anche
attraverso la contemplazione delle antiche Chiese e dei Santuari,
di cui è costellano il nostro territorio diocesano.
Soprattutto noi di Castrovillari, il più popoloso centro della
nostra amata Diocesi di Cassano all’Jonio, Città carica di storia
posta sotto lo sguardo materno della Madonna del Castello,
venerata da circa un millennio nell’omonimo Santuario, abbiamo
capito che Ti saresti fermato da noi per versare “l’olio”, come il
Buon Samaritano, sulle ferite dei nostri fratelli detenuti nella
Casa Circondariale, nella quale si vivono drammi inenarrabili,
tristemente noti, ormai, anche a livello nazionale, alcuni dei
quali hanno turbato anche il Tuo nobile Cuore!
Sappiamo che non sarà possibile una Tua visita nelle nostre case,
nel nostro Ospedale, nelle nostre Case di Riposo, nelle Scuole,
nelle Caserme, nei numerosissimi Uffici pubblici, ma siamo
certissimi che ognuno di noi è presente nel Tuo Cuore di Padre,
con le sue gioie, i suoi dolori, i suoi drammi, le sue
aspettative.
Sappiamo che sei vicino e preghi per gli anziani, per gli
ammalati, per coloro che soffrono in solitudine, per i giovani, ai
quali spesso la vita non sorride, per i lavoratori, per coloro i
quali hanno perso il lavoro, per i disoccupati, gli afflitti, i
derelitti, per i poveri. Ecco perché nutriamo fiducia nella Tua
Attenzione, come in Gesù quando affermava “ misereor super turbas
“.
Ti apriamo le porte della nostra Città, che Tu sorvolerai,
ammirandola dall’alto, e Ti spalanchiamo gli usci delle nostre
case e dei nostri cuori: ricordaci le Parole del Maestro “Venite a
Me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed Io vi ristorerò”.
Lascia un’impronta indelebile del Tuo passaggio fra noi, come fece
S. Francesco di Paola sul Monte S. Angelo, da cui benedisse la
Calabria, prima di partire per la Francia. Custodisci nei tuoi
pensieri noi, che per millenni abbiamo atteso, implorato ed
ottenuto, per Grazia di Dio e della Sede Apostolica, una visita di
Pietro. È con immensa gioia, perciò, che Ti accogliamo con queste
espressioni, idealmente scritte sulla porta della nostra Città :
«Cor magis tibi Castrivillarum pandit»!
Sac. Carmine De Franco
DA
CASSANO A SIBARI : come da Gerusalemme a Gerico.
una sosta che parla più
di tante Encicliche e piani pastorali
Lei, Santo Padre
Francesco, piegandosi su quella bambina ammalata che aspettava
all’argine della strada, ha esteso la sua tenerezza su tutti i
sofferenti dell’amata terra di Calabria.
Un gesto che invita ogni uomo o donna di buona volontà, ma
soprattutto i consacrati, a parlare di Cristo con la vita, ossia
con gesti semplici, concreti, ordinari, ma che assumano una
dimensione straordinaria perché sono rivolti a Gesù Cristo nel
fratello o sorella sofferente.
Sarebbe bello se questo episodio, fosse ricordato, in quel punto,
con una stele ad perpetuam rei memoriam, con queste parole: ”Qui
si fermò, il 21 giugno 2014, Papa Francesco, Buon Samaritano in
terra di Calabria per versare l’olio della consolazione su una
sorella sofferente “.
Grazie Francesco, ancora una volta, per questo tsunami di Grazia,
come dice il nostro Vescovo don Nunzio Galantino, autore di questo
sommovimento, che Dio, con la Sua venuta in mezzo a noi, ha
riversato su tutta la gente di Calabria.
Santità, il suo messaggio ha scosso le coscienze della gente di
Calabria: "Quelli che non sono in questa strada di bene, come i
mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".
Caro Papa Francesco, il suo grido di dolore, nella piana di Sibari,
ricorda l’urlo di Giovanni Paolo II nella valle dei templi ad
Agrigento: “mafiosi convertitevi! Una volta, un giorno verrà il
giudizio di Dio!”.
A nessuno sfugge che la criminalità organizzata è un funesto
movimento culturale che ha inciso negativamente nelle coscienze,
radicandosi fortemente nel tessuto sociale in generale. Questo è
un fatto di cui la Chiesa della nuova evangelizzazione, a mio
prudente parere, deve tenere conto, uscendo dal Cenacolo, stando
sulla strada fra la gente per plasmare le coscienze con la
testimonianza e la parola buona del Vangelo, usando tutti mezzi
che anche la tecnica mette a disposizione e poi avere la pazienza
di aspettare. Lo ricordava l’Arcivescovo di Potenza, Servo di Dio
Augusto Bertazzoni: Se vuoi raccogliere nell’anno, semina grano;
se vuoi raccogliere nei decenni, pianta alberi; se vuoi
raccogliere nei secoli, forma le coscienze.
La Sibaritide, in passato è stata faro di civiltà per il vecchio
continente e oltre, per l’evento vissuto con Papa Francesco, è
ritornata ad essere bema per messaggi di pace e di speranza non
solo per la Calabria, ma per il mondo.