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PASQUA 2007 |
Cristo, nostra Pasqua, è risorto, alleluia! Il crocifisso è il Figlio di
Dio, il sepolcro è vuoto, Egli è vivo, la morte è stata sconfitta, alleluia,
alleluia !!.
Il cristiano da quel primo giorno della settimana volge con stupore lo
sguardo a Colui che è risorto: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Signore. In
Cristo risorto Dio ci avvolge con la sua tenerezza, con un amore che non si
è dato per vinto, anzi il “no” dell’uomo è stato come la spinta decisiva che
lo ha indotto a manifestare il suo amore in tutta la sua forza e pienezza..
Cristo, nel mistero dell’incarnazione, rivela la tenerezza del Padre nel
dono di sé e rivela pienamente la potenza incontenibile della misericordia
del Padre celeste, per riconquistare la mente, il cuore e l’amore della sua
creatura. Dopo i fatti di Gerusalemme ”la risposta che il Signore
ardentemente desidera da noi è innanzi tutto che noi accogliamo il suo amore
e ci lasciamo attrarre da Lui. Accettare il suo amore però non basta,
occorre corrispondere a tale amore ed impegnarsi poi a comunicarlo agli
altri: Cristo “mi attira a sé” per unirsi a me, perché impari ad amare i
fratelli con il suo stesso amore”. (cf Papa Benedetto, messaggio per la
Quaresima 2007)
Contemplare il Cristo risorto spinge ad aprire il cuore agli altri
riconoscendo le ferite causate alla dignità dell’ uomo, alla famiglia; ci
spinge a combattere ogni forma di disprezzo alla vita e di sfruttamento
della persona e ad alleviare i drammi della solitudine e dell’abbandono di
tante persone.
La grazia di Cristo risorto ci dà la salvezza, la santità, l’eternità, la
gioia. La sua misericordia è una misura pigiata, scossa e traboccante per
tutti noi. Chiediamo al Padre l’unica cosa buona che non ci negherà: lo
stesso suo Figlio Salvatore e il dono del Santo Spirito.
Gesù risorto, vivente in noi nel Battesimo, ci spinge alla vita di preghiera
e ai sacramenti, ci sostiene nelle opere penitenziali e di conversione, ci
sprona alle opere di giustizia e di carità.
Il Risorto viene rifiutato dalla tentazione di obbedire al proprio io,
quando si assolutizzano i propri capricci e desideri, quando si assecondano
i propri piaceri e si sostituiscono alla coscienza e alla ragione l’impulso
del momento e le emozioni. In una personalità così frammentata la luce del
Risorto incontra molti ostacoli, la Parola di Dio non attecchisce, la
preghiera non trova il terreno buono, l’uomo adora il suo io, se stesso.
Gesù risorto può essere rifiutato dall'avidità del possesso, di ricchezza e
di gloria umana. L’uomo si prostra dinnanzi ai regni di questo mondo e li
adora, sostituendo alla carità, alla solidarietà, all’amore verso il
prossimo il suo egoismo; facendo delle cose e persino delle persone il vero
tesoro e del potere la sua sicurezza e ragione di vita, diventando causa e
strumento di morte e di sofferenze inaudite. Questo atteggiamento si chiude
all’azione potente della risurrezione di Cristo, vera fonte di libertà e
speranza per l’uomo.
Al bagliore del sepolcro vuoto di quel primo mattino di Pasqua di duemila
anni fa, si avverte oggi un nuovo e più pericoloso illuminismo: a nessuno
sfuggono i motivi che creano distanza e sfiducia fra il cittadino e la
politica; fra l’economia del particolare e quella globale; fra la povertà
estrema e la ricchezza estrema; fra gli orientamenti della Chiesa circa la
famiglia, la scuola, la vita, il lavoro, la giustizia, la legalità, la
morale, e il pensare di chi “politicamente” ha in mano le sorti dell’umanità
a tutti i livelli. Chi non si fa avvolgere dalla grazia di quel bagliore
rimane insensibile ai crocifissi del nostro tempo.
L’amore di Cristo risorto, che rivela il vero volto del Padre, può essere
rifiutato con la tentazione di una religione falsa e vana, frutto delle
proprie idee e superstizioni, dall’adorazione di idoli costruiti da mano
d’uomo, dalla magia, dal sensazionalismo, dalla ricerca del successo a
portata di mano e dell’apparenza ipocrita e vuota. Si rifiuta il Dio
Trinità, rivelato nella pasqua di Cristo e annunziato e adorato dalla
chiesa, in spirito e verità, per ricadere nella paura e nell’illusione di
una “religione fai da te”, che in fondo corrisponde al presente
comandamento, falso e ingannevole, “fa come ti pare e piace”.
Un atteggiamento simile, oggi purtroppo molto diffuso anche presso tanti
cristiani deboli o distratti, impreparati, rende vana la parola e la
Risurrezione di Cristo, insidiata da un'altra tentazione, quella di tradire
Cristo, vero uomo e vero Dio, Salvatore unico dell’ umanità. Gesù risorto
viene ridotto a un semplice personaggio del passato, seppure nobile e
sapiente; ad un profeta come tanti, seppur morto innocentemente; ad un
fondatore di religione, come tanti altri nella storia dell’umanità; ad un
maestro religioso, tanto originale, quanto eccentrico, che non ha più nulla
da dire, lui e la sua chiesa, all’uomo di oggi, tecnico-scientifico, ormai
emancipato dalle credenze religiose, che al massimo ognuno dovrebbe tenere
ben nascoste, come idee del tutto soggettive, nella propria coscienza.
Si nega a Cristo la sua centralità nel cosmo, nella storia e nella vita
dell’ uomo, si nega la sua divinità, si nega alla sua comunità, la Chiesa,
il suo ruolo fondamentale e visibile nella società. In una mentalità
laicista e indifferente ai valori dello spirito, in una prassi che
volentieri emargina Dio come superfluo e addirittura dannoso, la
risurrezione, la pasqua del Signore, si pone come del tutto irrilevante. Ma
Dio Padre ha parlato in maniera certa e definitiva per tutti gli uomini e
per tutte le epoche: “questi è il mio Figlio, l’eletto, ascoltatelo (Lc
9,35)
Gesù Cristo risorto è la nostra forza: “Dio Padre, mediante la risurrezione
di suo Figlio, ci ha rigenerati e, nella fede, ci ha donato una speranza
invincibile nella vita eterna, così che noi viviamo del presente sempre
protesi verso la meta, che è l’ incontro finale con il nostro Signore e
Salvatore. Forti di questa speranza non abbiamo paura delle prove, le quali,
per quanto dolorose e pesanti, mai possono intaccare la gioia profonda che
ci deriva dall’amore di Dio…il suo amore ci basta”. (Papa Benedetto XVI,
omelia al convegno ecclesiale nazionale di Verona, 19 ottobre 2006)
La risurrezione di Cristo dona al cristiano il coraggio di essere testimone,
suscita in lui l’impegno di comunicare a tutti la verità e la novità
evangelica, l’impulso alla santità in un servizio sincero di amore a Dio e
ai fratelli. “Per questo occorre tornare ad annunciare con vigore e gioia
l’evento del mistero pasquale, la risurrezione di Cristo, cuore del
cristianesimo, motivo fondamentale della nostra fede, leva potente delle
nostre certezze, vento impetuoso che spazza ogni paura e indecisione, ogni
dubbio e calcolo umano. Solo da Dio può venire il cambiamento decisivo del
mondo” (cf Papa Benedetto XVI, omelia Verona 19 ottobre 2006).
Il Papa chiede di essere nel mondo di oggi testimoni credibili della
passione e della risurrezione di Cristo. In un mondo, che cambia, il Vangelo
non muta. La buona notizia resta sempre la stessa: Cristo è morto ed è
risorto per la nostra salvezza! Nel suo nome occorre recare a tutti
l’annuncio della conversione e del perdono dei peccati, dando per primi
testimonianza di una vita convertita e perdonata. Nell’esperienza del
risorto i cristiani sono come i discepoli di Emmaus: da soli si ritrovano
nella tristezza, nello sconforto, nella solitudine, mentre il cammino si fa
più difficile. Ma Gesù risorto in persona si avvicina e cammina con noi, si
fa amico di viaggio nel tempo, ci rende corresponsabili della nostra
missione. Come ad Emmaus, resta con noi perché scende la sera e la speranza
svanisce dal cuore. E’ proprio il Risorto che nella parola e nell’Eucaristia
ad Emmaus si rivela totalmente agli amici viandanti e stanchi: “Stolti e
tardi di cuore, non sapevate…”appena i discepoli lo riconoscono, allo
spezzare del pane, il loro cuore si riempie di gioia; comprendono che il
compagno di viaggio è il Signore Gesù vivo e partono senza indugio per
comunicarlo agli altri a Gerusalemme. L’esperienza dell’incontro con Cristo
risorto accende nel cuore il fuoco dello Spirito Santo, che spinge a
portarne notizia fino agli estremi confini della terra. In tanto iniziamo da
chi abita accanto all’uscio di casa nostra.
Questa sollecitudine missionaria, come esperienza del Crocifisso risorto,
non esclude nessun battezzato, partendo da “Gesù Crocefisso, che dopo la
resurrezione porta sempre i segni della propria passione, mette in luce le
“contraffazioni” e le menzogne su Dio, che si ammantano di violenza, di
vendetta e di esclusione. Cristo è l’agnello di Dio che prende su di sé il
peccato del mondo e sradica l’odio dal cuore dell’uomo. Ecco la sua
veritiera “rivoluzione”, “l’amore”. Gesù risorto è sempre presente
nell’Eucaristia, sacramento dell’amore e nutrimento di verità. Nell’
Eucaristia rifulge il mistero pasquale mediante il quale Cristo stesso ci
attrae a sé e ci chiama alla comunione con la sua bellezza che non è mero
estetismo, ma modalità con cui la verità dell’amore di Dio in Cristo ci
raggiunge, ci affascina e ci rapisce, facendoci uscire da noi stessi e
attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l’ amore”(Benedetto XV,I
sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007 n° 35), cioè, Cristo stesso, il
quale arriva a coinvolgere il nostro amore umano e il nostro cuore di carne
e a convertirlo sempre più in amore verso i fratelli, nel cui volto ed
attraverso gli occhi del nostro volto trasfigurato in Cristo, noi vediamo il
volto di Dio (P. V. Bertolone, Dalla “ VIA AMORIS” alla VIA“
TRASFIGURATIONIS”)
La Santa Pasqua ci aiuti ad missionari di buona volontà che iniziano
concretamente ad indossare l’unico paramento liturgico indossato da Cristo:
il grembiule, affinchè questo tempo possa ricevere una spinta più forte
verso cieli nuovi interra nuova.; ci illumini, ci dia la forza della libertà
di riconoscere Dio in ogni uomo e di suscitare in noi gli stessi sentimenti
della Veronica, per soccorrerlo, come il samaritano, per aiutarlo come il
Cirineo, memori delle parole di Cristo: “Quello che avete fatto a uno solo
di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” . (Mt 25,40)
IL PARROCO
Sac. Carmine DE FRANCO
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