La Veglia Pasquale, non è coreografia, né vuoto ricordo, ma
presenza viva, nei segni, dell’evento cardine della salvezza: la
morte-risurrezione del Signore. Si può dire che per la Chiesa che
celebra è sempre Pasqua; ma la ricorrenza annuale ha un’intensità
ineguagliabile perché, in ragione della solennità, «ci rappresenta
quasi visivamente il ricordo dell’evento» (s. Agostino). La
successione dei simboli di cui è intessuta la Veglia esprime bene
il senso della risurrezione di Cristo per la vita dell’uomo e del
mondo.
Liturgia della luce: il mondo della tenebra è attraversato dalla
Luce, il Cristo risorto, in cui Dio ha realizzato in modo
definitivo il suo progetto di salvezza. In lui, primogenito di
coloro che risorgono dai morti (Col 1,18), si illumina il destino
dell’uomo e la sua identità di «immagine e somiglianza di Dio» (Gn
1,26-27); il cammino della storia si apre alla speranza di nuovi
cieli e nuove terre dischiusa da questa irruzione del divino
nell’umano. La tradizione cristiana ha definito i catecumeni ed i
battezzati «illuminati»: per la loro adesione vitale a
Cristo-Luce, sanno che la loro esistenza è radicalmente cambiata.
Dio li «ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile» (1 Pt
2,9) e davanti a loro ha dischiuso un orizzonte di vita e di
libertà. Ecco perché si innalza il «canto nuovo» (il Preconio, il
Gloria, l’Alleluia) ...
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