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XXIX GIORNATA PER VITA |
Come ogni anno la comunità parrocchiale dei Sacri Cuori ha celebrato la XXIX
giornata per la. Sabato 3 febbraio alle ore 16,30 si sono ritrovati in
Chiesa tutti i gruppi di catechesi per vivere insieme un momento di
riflessione e di preghiera. L’evento, già in precedenza preparato
all’interno dei vari gruppi, ha avuto lo scopo di sensibilizzare e far
riflettere i ragazzi sul significato del tema della giornata: ”AMARE E
DESIDERARE LA VITA”. Sono state presentate al Signore tutte le preghiere e,
in modo particolare per tutti coloro che in vario modo vengono deprivati
della vita e della gioia di vivere. L’inizio della santa Messa di domenica 4
febbraio è stato preceduto dalla oramai consueta incoronazione della statua
della Madonna di Fatima, durante la quale i bambini hanno offerto con gioia
i fiori a Colei che è Madre della vita e di tutte le mamme. L’omelia, curata
dal Parroco don Carmine De Franco, ha fornito alle presenti grandi
opportunità di riflessione, poiché all’interno di lei sono stati ben
delineati, alla luce della Parola, i punti essenziali del messaggio della
XXIX Giornata della Vita* , inviato dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Grande importanza è stata data alla considerazione della vita come dono
prezioso per l’essere umano e all’accoglienza di essa in tutti i suoi
momenti, in tutte le sue forme, le sue diversità e in modo particolare nei
momenti di sofferenza. Amare la vita è impegnarsi a crescere nella
solidarietà e nella fratellanza, nella difesa di un bene prezioso che c'è
stato affidato e del quale dobbiamo esserne “custodi”. Al termine della
Liturgia Eucaristica è stato consegnato dal Parroco ai genitori, il testo
del Messaggio della CEI, con l’invito di farne oggetto di meditazione
all’interno delle famiglie e con l’auspicio di poter far crescere sempre più
nei giovani l’amore per la vita per un futuro di pace e di speranza.
*
“AMARE E DESIDERARE LA VITA”
Non si può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per ogni
essere umano. Dall’amore scaturisce la vita e la vita desidera e chiede
amore. Per questo la vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel
dono trova la pienezza del suo significato, mai può essere disprezzata e
tanto meno distrutta. Certo, i giorni della vita non sono sempre uguali: c’è
il tempo della gioia e il tempo della sofferenza, il tempo della
gratificazione e il tempo della delusione, il tempo della giovinezza e il
tempo della vecchiaia, il tempo della salute e il tempo della malattia... A
volte si è indotti spontaneamente ad apprezzare la vita e a ringraziarne
Dio, “amante della vita” (Sap 11,26), altre volte la fatica, la malattia, la
solitudine ce la fanno sentire come un peso.
Ma la vita non può essere valutata solo in base alle condizioni o alle
sensazioni che la caratterizzano nelle sue varie fasi; essa è sempre un bene
prezioso per se stessi e per gli altri e in quanto tale è un bene non
disponibile. La vita, qualunque vita, non potrà mai dirsi “nostra”. L’amore
vero per la vita, non falsato dall’egoismo e dall’individualismo, è
incompatibile con l’idea del possesso indiscriminato che induce a pensare
che tutto sia “mio”; “mio” nel senso della proprietà assoluta,
dell’arbitrio, della manipolazione. “Mio”, ossia ne posso fare ciò che
voglio: il mio coniuge, i miei figli, il mio corpo, il mio presente e il mio
futuro, la mia patria, la mia azienda, perfino Dio al mio servizio,
strumentalizzato fino al punto da giustificare, in suo nome, omicidi e
stragi, nel disprezzo sommo della vita.
Se siamo attenti, qualcosa dentro di noi ci avverte che la vita è il bene
supremo sul quale nessuno può mettere le mani; anche in una visione
puramente laica, l’inviolabilità della vita è l’unico e irrinunciabile
principio da cui partire per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e
pace. Chi ha il dono della fede, poi, sa che la vita di una persona è più
grande del percorso esistenziale che sta tra il nascere e il morire: ha
origine da un atto di amore di Colui che chiama i genitori a essere
“cooperatori dell’amore di Dio creatore” (FC n. 28). Ogni vita umana porta
la Sua impronta ed è destinata all’eternità. La vita va amata con coraggio.
Non solo rispettata, promossa, celebrata, curata, allevata. Essa va anche
desiderata. Il suo vero bene va desiderato, perché la vita ci è stata
affidata e non ne siamo i padroni assoluti, bensì i fedeli, appassionati
custodi.
Chi ama la vita si interroga sul suo significato e quindi anche sul senso
della morte e di come affrontarla, sapendo però che il diritto alla vita non
gli dà il diritto a decidere quando e come mettervi fine. Amandola, combatte
il dolore, la sofferenza e il degrado – nemici della vita – con tutto il suo
ingegno e il contributo della scienza. Ma non cade nel diabolico inganno di
pensare di poter disporre della vita fino a chiedere che si possa
legittimarne l’interruzione con l’eutanasia, magari mascherandola con un
velo di umana pietà. Né si accanirà con terapie ingiustificate e
sproporzionate. Nei momenti estremi della sofferenza si ha il diritto di
avere la solidale vicinanza di quanti amano davvero la vita e se ne prendono
cura, non di chi pensa di servire le persone procurando loro la morte.
Chi ama la vita, infatti, non la toglie ma la dona, non se ne appropria ma
la mette a servizio degli altri. Amare la vita significa anche non negarla
ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso nascituro, tanto meno quando
presenta gravi disabilità. Nulla è più disumano della selezioni eugenetica
che in forme dirette e indirette viene sempre più evocata e, a volte,
praticata. Nessuna vita umana, fosse anche alla sua prima scintilla, può
essere ritenuta di minor valore o disponibile per la ricerca scientifica. Il
desiderio di un figlio non da diritto ad averlo ad ogni costo. Un bambino
può essere concepito da una donna nel proprio grembo, ma può anche essere
adottato o accolto in affidamento: e sarà un’altra nascita, ugualmente
prodigiosa.
Il nostro tempo, la nostra cultura, la nostra nazione amano davvero la vita?
Tutti gli uomini che hanno a cuore il bene della vita umana sono
interpellati dalla piaga dell’aborto, dal tentativo di legittimare
l’eutanasia, ma anche dal gravissimo e persistente problema del calo
demografico, dalle situazioni di umiliante sfruttamento della vita in cui si
trovano tanti uomini e donne, soprattutto immigrati, che sono venuti nel
nostro Paese per cercare un’esistenza libera e dignitosa. È necessaria una
decisa svolta per imboccare il sentiero virtuoso dell’amore alla vita. Non
bastano i “no” se non si pronunciano dei “sì”, forti e lungimiranti a
sostegno della famiglia fondata sul matrimonio, dei giovani e dei più
disagiati.
Guardiamo con particolare attenzione e speranza ai giovani, spesso traditi
nel loro slancio d’amore e nelle loro aspettative di amore. Capaci di amare
la vita senza condizioni, capaci di una generosità che la maggior parte
degli adulti ha smarrito, i giovani possono però talora sprofondare in
drammatiche crisi di disamore e di non-senso fino al punto di mettere a
repentaglio la loro vita, o di ritenerla un peso insopportabile,
preferendole l’ebbrezza di giochi mortali, come le droghe o le corse del
sabato sera. Nessuno può restare indifferente.
Per questo, come Pastori, vogliamo dire grazie e incoraggiare i tanti adulti
che oggi vivono il comandamento nuovo che ci ha dato Gesù, amando i giovani
come se stessi. Grazie ai genitori, ai preti, agli educatori, agli
insegnanti, ai responsabili della vita civile, che si prendono cura dei
giovani e li accolgono con i loro slanci entusiasti, ma anche con i loro
problemi e le loro contraddizioni. Grazie perciò a quanti investono risorse
per dare ai giovani un futuro sereno e, in particolare, una formazione e un
lavoro dignitosi.
Sì, la vita umana è un’avventura per persone che amano senza riserve e senza
calcoli, senza condizioni e senza interessi; ma è soprattutto un dono, in
cui riconosciamo l’amore del Padre e di cui sentiamo la dolce e gioiosa
responsabilità della cura, soprattutto quando è più debole e indifesa. Amare
e desiderare la vita è, allora, adoperarsi perché ogni donna e ogni uomo
accolgano la vita come dono, la custodiscano con cura attenta e la vivano
nella condivisione e nella solidarietà. (CEI)la
redazione |
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