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ACCOGLIENZA
DELLE RELIQUIE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA
un evento storico per Castrovillari
 



      Le reliquie del Santo arrivano a Castrovillari alle ore 18,30 del
7 ottobre 2007. Dopo l’accoglienza, la preghiera e la breve sosta sul sagrato della chiesa dei Sacri Cuori, proseguono, portate in processione, verso la chiesa di S. Francesco dove vengono esposte alla venerazione dei fedeli fino alle ore 17,00 del giorno successivo.
Segue una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Mons.Carmine Scaravaglione. Sono presenti P. Sergi Paolo con la comunità conventuale, Don Franco Oliva e Don Carmine De Franco. La chiesa è gremita di fedeli.

La circostanza del V Centenario, prosegue Mons. Scaravaglione, dalla morte del grande Santo di Paola, diventa per tutti noi un momento di riflessione, di meditazione, di preghiera.
Diciamo innanzitutto che la Chiesa legittima e consiglia il culto delle “reliquie” dei Santi, siano esse parti del corpo, degli indumenti o degli oggetti da essi usati, perché intende venerare le persone stessi di quanti, seguendo fedelmente Dio, giunsero a vette altissime di santità.
Non vi parlerò stasera della vita intera del grande Santo calabrese, ma voglio solo farvi riflettere sull’impegno con cui egli servì il Signore anche nel servizio verso i poveri, i disgraziati, ma anche verso i potenti.
Siamo tante volte abituati a considerare san Francesco come un uomo che si allontanò dal mondo per rinchiudersi nella gole delle montagne di Paola; di un uomo che si scelse un “romitorio” per essere solo con Dio e lontano dagli uomini; di un mistico che si scelse una grotta, in quella natura selvaggia e che, nel momento in cui anche la sua carne ruggiva, si gettava nella acque gelide del torrente, per spegnere il fuoco della lussuria.
San Francesco di Paolo fu anche questo: Mon non solo questo.
Voglio perciò raccontarvi un solo grande esempio che può illustrare benissimo quanto egli fece per la società, affrontando ricchi e potenti senza alcuna soggezione ma parlando con chiarezza per invitarli alla conversione.
Nel 1483, all’età di sessantotto anni, iniziò, per ordine del papa Sisto IV, un lungo e travagliato viaggio che lo avrebbe dovuto condurre fino in Francia dove era attesa dal re Lui XI, ammalato e corrotto nel corpo e nello spirito, che voleva da lui la guarigione.
Si fermò, come tappa del suo viaggio, a Napoli, dove regnava il re Ferrante, un altro re dispotico e corrotto. Fu ricevuto dal re e dalla corte con onori principeschi; invitato a corte. Fu durante quel soggiorno che il re lo fece anche spiare per vedere come si comportava quando era solo nella sua stanza.
Un giorno gli offrì un vassoio colmo di monete d’oro perché le usasse per costruire un convento nella capitale del Regno e lasciarvi i suoi frati.
Fu in quell’occasione che il saggio eremita rifiutò decisamente, cogliendo l’occasione per parlare al re e condannare il suo governo tirannico.
“Sire” – egli disse – “il vostro popolo è oppresso e immiserito da un governo che dispiace a Dio e agli uomini. In tutto il regno il malcontento è vivissimo e generale, e si deve all’adulazione dei cortigiani che circondano il vostro trono, se il grido di tanti infelici non può giungere sino a voi”. E così continuava: “Sire, ricordatevi che Dio vi ha posto lo scettro nelle mani, non per darvi comodità al mal fare, ma per offrirvi il mezzo di procurare il bene e la felicità dei vostri sudditi, con l’esercizio della giustizia e della carità…Questo oro che mi volete offrire per fabbricare un convento ai miei frati nella capitale del vostro regno, quest’oro non è vostro: esso è sangue che il peso di balzelli, ormai insopportabili, ha spremuto dalle vene dei vostri sudditi”.
Parole di estrema durezza con cui Francesco cerca di far capire al re quanto sia lontano da Dio: “Io vi parlo, o Sire, un linguaggio che finora non avete mai udito, perché a me, vostro ultimo ma fedelissimo suddito, preme sommamente non meno il bene del popolo che la salvezza dell’anima vostra.
Ebbene, a nome di Dio, io vi torno a ripetere ciò che altra volta vi scrissi: se non emendate subito la vostra condotta e non migliorate il vostro governo il vostro trono crollerà e la vostra stirpe sarà distrutta”.
Audace discorso che vale quanto un trattato di pedagogia politica illuminata dai valori e dai principi cristiani.
E fu proprio allora che il Taumaturgo, con un gesto che nessuno dei presenti avrebbe dimenticato, prese una moneta del vassoio, la spezzò tra le sue dita come un fuscello,e da essa sgorgarono gocce di sangue: “Ecco il sangue dei tuoi sudditi, che grida vendetta al cospetto di Dio”.
Quel discorso, duro ma vero, certamente Ferrante e la sua corte non lo dimenticarono mai.
L’arrivo in Francia – dopo esser passato per Roma dove Sisto IV lo ricevette più volte in udienza, dove ebbe modo di re con umiltà ma con fermezza anche al Papa quanto la stessa capitale del Cattolicesimo fosse in preda alla vita dissoluta di molti rappresentanti del mondo ecclesiastico - fu trionfale quanto e più di Napoli. Nella reggia di Plessis du Parc, fu ricevuto da Lui XI che era ormai disfatto nel corpo e ancor più nello spirito: con ansia spasmodica questi attendeva il frate miracoloso che gli avrebbe dovuto ridare la salute.
Il superbo monarca, che attendeva la guarigione per poter ancora dominare ed estendere i suoi domini, si inginocchiò davanti all’umile frate. Nonostante lo stesso Sisto IV scrivesse a Francesco di sollecitando il suo intervento benefico nei confronti del sovrano, le settimane passavano e la guarigione non arrivava.
Il re dapprima ne fu turbato e amareggiato, ma la presenza del santo accanto a lui, realizzò lentamente nel re un mirabile processo di conversione, accettando la morte ed aprendosi a Colui che perdona coloro che, anche in fin di vita, si pentono dei propri peccati.
Francesco rimase accanto al successore di Luigi XI, Carlo VIII e, alla morte di questo, fu consigliere ascoltato di Luigi XII.

Volendo concludere, noi devoti di san Francesco, che abbiamo accolto le sue reliquie, siamo chiamati non solo a chiedere le grazie per il nostro corpo: la salute, il benessere, la lunga vita, ma soprattutto la grazia dell’anima e la salvezza eterna, secondo le parole di Gesù: “Cercate innanzitutto il regno di Dio, il resto vi sarà dato in sovrappiu’”.
 

 
   

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® Parrocchia dei Sacri Cuori - Piazza Giovanni XXIII - 87012 Castrovillai (Cs)

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