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Il Presepe allestito in occasione del Santo Natale 2005
a cura di Veronica Tierri
Chiesa dei Sacri Cruori di Castrovillari

 

NATALE 2005


Giovanni Paolo II poneva come tema centrale per la giornata Mondiale della Gioventù 2005 il versetto evangelico: “Siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2), indicando nel pellegrinaggio dei Magi il nostro cammino verso Cristo, che è nato a “Beth-lehem”, la “casa del pane” in lingua ebraica. Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di paglia, il chicco di grano che morendo porterà “Molto frutto” (Gv 12,24).
In questo Natale 2005 anche noi siamo invitati a partire, a lasciare le nostre abitudini e convinzioni, le nostre comodità mentali e i nostri comportamenti, per inoltrarci nel viaggio guidati dalla stella: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12). I Magi erano sapienti, scienziati, studiosi, uomini di cultura del proprio tempo; probabilmente, erano anche guide e re dei popoli a cui appartenevano; sicuramente avevano la loro religione e la praticarono scrupolosamente; ad un tratto videro un segno nel cielo, sentirono una vocazione e s’incamminarono, dall’oriente verso l’occidente, fino a Gerusalemme e a Betlemme. “La luce di Cristo rischiudeva già l’intelligenza e il cuore dei Magi, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile cammino” (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XX giornata Mondiale della gioventù 2005, n. 1).
Anche noi, come loro,dobbiamo lasciare tutto e dobbiamo intraprendere il viaggio e scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida: “ Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarlo e a uno sforzo perseverante per seguirlo docilmente” (Messaggio, n. 1).
Una volta arrivati nel viaggio della fede, cosa dobbiamo fare davanti a Gesù Bambino, Dio nostro? Come possiamo imitare i Magi, entrando nella capanna e trovando il Bambino con Maria, sua madre? Ci dobbiamo prostrare per adorarlo. Dobbiamo aprire lo scrigno del cuore e offrire il nostro dono, noi stessi(cfr Mt 2,9-11). Da Giovanni Paolo II, servo di Dio, potremmo sentirci dire: “ Offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della preghiera ardente, a lode della sua gloria; offrite la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero uomo che ci ha amato fino a morire come malfattore sul Golgota” (Messaggio, n.4) .
Offrire se stessi al Dio bambino significa essere suoi veri adoratori, rinunciando ad ogni forma di idolatria, alle pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana, alle vane illusioni e alle mode effimere del mondo, al mito del successo e alla seduzione del denaro, del consumismo e della subdola violenza esercitata a volte dai mass-media: “Adorate Cristo: Egli è la roccia su cui costruire il vostro futuro, un mondo più giusto e più solidale. Gesù è il principe della pace, la fonte di perdono e di riconciliazione che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana” (Messaggio, n. 5).
Non possiamo dimenticare in questo S. Natale 2005 che, nell’anno speciale dell’Eucarestia, si è svolto il Sinodo dei Vescovi sullo stesso argomento: viaggiare come i Magi sotto la guida della stella significa per noi sempre e ancora una volta farsi guidare dalla stella di vivo splendore che è Gesù Eucaristico. Non sempre l’uomo si fa illuminare dalla luce di Cristo e si fa guidare dall’amore del Padre, non sempre è docile alla potenza dello spirito. Lo afferma il nostro amato Papa Benedetto XVI nell’omelia di apertura del recente Sinodo episcopale: “Noi uomini, ai quali la creazione, per così dire, è affidata in gestione, la usurpiamo. Vogliamo essere i padroni in prima persino e da soli. Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d’intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma Gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia. Laddove però l’uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di se stesso, non può esistere la giustizia. La può dominare solo l’arbitrio del potere e degli interessi” (Benedetto XVI, Omelia per l’apertura del sinodo dei Vescovi, 2 ottobre 2005).
Se l’umanità può arrivare a tanto, non ci resta che invocare dal Signore il dono della sincera conversione e del cambiamento del cuore, come lo stesso pontefice aggiungeva: O Signore, “Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro cuore, perchè possiamo portare frutti buoni!” (Benedetto XVI, Omelia del 2 ottobre 2005). Che bel regalo di Natale potremmo allora procurarci! Come autentico rinnovamento eucaristico delle nostre comunità! Infatti la spiritualità eucaristica deve essere l’interiore motore di ogni attività. Perché ciò sia possibile, tuttavia, servono conversione all’amore, impegno di fedeltà e missione nel mondo. In un mondo fortemente tentato dalla ricerca dell’apparenza e del benessere egoistico la gioia vera è spesso nascosta dietro le piccole cose e si raggiunge eseguendo il proprio dovere quotidiano con spirito di servizio. Chi infatti accoglie Cristo nella realtà del suo Corpo e Sangue non può tenere questo dono, ma è spinto a condividerlo nella testimonianza coraggiosa del Vangelo, nel servizio ai fratelli in difficoltà, nel perdono delle offese (cfr Benedetto XVI, Omelia di chiusura del Sinodo dei Vescovi, 13 ottobre 2005).Non dobbiamo dimenticare facilmente l’anno speciale dell’Eucarestia, non dobbiamo archiviarlo: nel Natale Dio è Emmanuele, il Dio con Noi, così nell’Eucarestia il Signore si fa Dio vicino, per noi, nostro cibo e nostra luce.Ad ogni Santa Messa il mistero del Natale si riattualizza sull’altare, come una nuova culla in cui nasce il Salvatore. Così ha affermato Papa Benedetto XVI introducendo i lavori del Sinodo e riferendosi alla prossimità di Cristo nel Sacramento eucaristico: “
Se l’amato, l’amore, il più grande dono della mia vita, mi è vicino, se posso essere convinto che colui che mi ama è vicino a me, anche in situazioni di tribolazione rimane nel fondo del mio cuore la gioia che è più grande di tutte le sofferenze”. Di qui il nuovo richiamo del Papa “ ad accorgersi della presenza del Signore vicino a noi”, a “ non essere sordi alla presenza divina, perché gli orecchi dei nostri cuori sono talmente pieni di tanti rumori del
mondo che non possiamo sentire questa silenziosa presenza che bussa alle nostre porte”. Avviciniamoci anche noi con fede e umiltà al Dio che si fa vicino con la sincerità di Maria e Giuseppe, con lo stupore dei Pastori, con la gioia degli Angeli, con l’attenzione dei Magi, lasciando ogni atteggiamento di sospetto e di rifiuto come Erode, le autorità e il popolo di Gerusalemme.
Lo sguardo si allarga ora al mondo intero così travagliato da odio e violenza, guerre ed ingiustizie, divisioni e rancori, e si rivolge a tanti uomini e donne vittime della fame e della sete, delle epidemie e dello sfruttamento, prigionieri dell’egoismo altrui e di sistemi iniqui nei quali il più forte detta la sua legge. A tutti costoro è indirizzato un bel messaggio del recente Sinodo dei Vescovi, dal quale è tratto il seguente brano: “Con Cristo possiamo vincere l’odio con l’amore, la violenza con la pace, la superbia con l’umiltà, l’egoismo con la generosità, la discordia con la riconciliazione,la disperazione con la speranza” ( Sinodo dei Vescovi, 2005, proposta n. 3).
I Santi Magi che in questa meditazione ho preso a modello, ci insegnano anche ad aprire la nostra intelligenza, la nostra ragione, la nostra scienza alla ricerca del vero e del bene. Lo ha affermato recentemente il Papa: “ Noi sappiamo che questo è possibile proprio alla luce della rivelazione di Cristo, che ha unito in sé Dio e uomo, eternità e tempo, Spirito e materia.<<In principio era il Verbo …E il Verbo si è fatto carne>> (Gv 1,1-14) . Il Logos divino è all’origine dell’universo e in Cristo si è unito una volta e per sempre all’umanità, al mondo, alla storia … . Portando una rinnovata passione per la verità e per l’uomo. Gettate le reti al largo, nell’alto mare del sapere, confidando nella parola di Cristo, anche quando succede di sperimentare la fatica e la delusione del non aver “ pescato” nulla. Nel vasto mare della cultura, Cristo ha sempre bisogno di “Pescatori di uomini” cioè di persone di coscienza e ben preparate che mettano le loro competenze professionali al servizio del Regno di Dio” (Benedetto XVI, Discorso all’Università Cattolica, Roma 25 novembre 2005).
Quello che vale per gli uomini della ricerca, della scienza e della cultura, nuovi Magi dei tempi moderni, vale a maggior ragione per tutti, in quanto la sapienza divina ha dotato tutti del barlume dell’intelletto che insieme alla fede forma le due ali per permettere all’uomo di volare verso la verità tutta intera.
Solo così si può realizzare quella “rivoluzione di Dio” che Benedetto XVI ha auspicato per tutta la Chiesa e l’umana società. Se permettiamo a Dio di operare la sua rivoluzione in noi, nel nostro cuore, saremo davvero i suoi rivoluzionari, allora sarà questo un vero Natale.
Vorrei augurare un Natale di pace, coraggio e forza a tutti, ma specialmente agli ammalati, ai sofferenti, a coloro che sono provati in mille necessità e avversità; la luce di Cristo sia per loro conforto e sollievo.
 

IL PARROCO
Sac. Carmine DE FRANCO
 

   

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